Caro Mastru, ho ricevuto questo disegno e questa lettera dal mio stimato amico Antonio La Gamba. Questi giorni di isolamento e di reclusione ci stanno facendo riflettere. Menomanle. La pubblico per intero qui sotto perché credo che valga la pena leggerla e condividerla.
Mi sento figlio della terra, pur non avendo il pollice verde. L’eredità di mio padre sono tre alberi di limone nel giardino e un terreno agricolo in affitto a circa 3 km sulla collina Vibonese che si affaccia sul mare. Qui mio padre mi diceva negli anni 50 vivevano trecento famiglie e non c’era un millimetro di terra non coltivata, oggi vivono tremila cinghiali in quanto non c’è rimasto più nessuno. Ma chi ha avuto la fortuna di “Vivere la terra“ queste radici li porterà sempre
con se e avendone cura e memoria lo aiuteranno a vivere una vita di Uomo.
Questa l’eredità da custodire e trasmettere come fate voi con “Il Palio del Grano”. Riguardano i limoni in questi giorni rivedo mio padre e negli anni mi accorgo di somigliargli, questo mi rende orgoglioso perchè mi sento figlio di questa terra. Dal punto di vista pratico penso ad una visione di indirizzo globale sulla linea della Bolivia nella salvaguardia e nella protezione di Madre Terra.
Perché altrimenti il prossimo virus libererà la terra dall’animale uomo! A livello locale si dovranno trovare soluzioni specifiche dall’unione di piccoli appezzamenti con un unico referente che ci possa vivere, al ripopolamento con comunità di migranti vedi esperienza di Riace da applicare nelle campagne a cui vengano dati mezzi per coltivare la terra permettendogli una vita dignitosa e salvaguardando il territorio da alluvioni e disastri ambientali.
Sono solo spunti ma penso che si possa approfondire realizzando dei
convegni di studi coinvolgendo esperti e operatori.