“se vuoi essere universale parla del tuo villaggio” questa frase di Lev Tolstoj dovrebbe essere scritta e messa nella tasca di ogni uomo ed ogni donna che lasciano la propria terra.
Questo paese sta cambiando profondamente e con esso le sue migliaia di comunità. Ci preoccupiamo di chi arriva ma ci preoccupiamo sempre meno di chi parte. Lo abbiamo sempre fatto poco. Modernità ed emigrazione. L’emigrazione è un fatto antico quanto moderno, l’emigrazione porta novità ed opportunità. Le persone devono andare e devono tornare.
Nella storia che ti racconto oggi c’è tanta emigrazione e c’è tanta poesia di un’Italia che vuole continuare a vivere, anche a costo di richiamare lo spirito di chi non avrebbe mai pensato di ritornarci.
Giovanni, Bello è il suo cognome è arrivato nella mia Bottega presentato da suo cugino, anch’esso Giovanni. “Sono Brasiliano e faccio il Videomaker e il Fotografo, ho 29 anni e sono in Italia da 7 mesi, sto facendo un reportage sul paese da cui tanti anni fa mio nonno è partito, la mia ispirazione è arrivata da un lavoro che Cesare Zavattini ha fatto tanti anni fa nella sua Luzzara”
Ho trascorso un breve e intenso pomeriggio con Giovanni. Questa è la Storia di Bottega che ne è uscita.
Giovanni pensava di trovare un paese moribondo, ha trovato un paese che non se la passa benissimo ma che non vuole morire. Ha trovato una comunità che lo ha accolto e fin quando le nostre comunità sapranno accogliere non moriranno.
Oggi i nostri villaggi hanno bisogno della nostra universalità. Poesia e pragmatismo. Il sorriso delle signore fotografate da Giovanni è un sorriso sudato, fiero, dobbiamo imparare a conquistarci di nuovo quel sorriso. Dobbiamo andarlo a cercare, lì c’è l’universalità delle nostre comunità e forse un po’ anche di tutti noi.